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Hardware Upgrade del 28/04/2023

Come si può rendere percepibile al tatto un pannello touchscreen? Alla Carnegie Mellon University ci provano utilizzando una particolare struttura a cellette pneumatiche.

Le interfacce e le tecnologie touch hanno rappresentato un punto di svolta fondamentale nel modo in cui interagiamo con la tecnologia, abilitando esperienze d'uso precedentemente non possibili. Per quanto abbiano reso possibile un balzo in avanti del progresso, paradossalmente contengono anche una piccola involuzione intrinseca, e cioè il mancato feedback tattile che - quando presente - consente di eseguire alcune operazioni e azioni in maniera più immediata, istintiva e senza la stretta necessità di osservare quel che si sta facendo.

Una faccenda che già in passato è stata al centro di diverse attività di ricerca, e che è stata di recente affrontata anche da un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University appartenenti al Future Interfaces Group, che ha creato una tecnologia denominata "Flat Panel Haptics" e prevede l'impiego di aria e zone rigonfie per creare zone percepibli al tatto sui pannello touchscreen.

Il tutto si basa su una struttura caratterizzata da cosiddette Embedded Eelctroosmotic Pumps, piccole pompe per fluidi che possono essere disposte a matrici per creare di fatto un reticolato di zone che possono gonfiarsi quando sullo schermo accade qualcosa. Ad esempio quando un elemento sullo schermo rappresenta un pulsante, la zona corrispondente si riempie di fluido e il pannello al di sopra si "gonfia" per assumere una forma tridimensionale.

Nel caso specifico i ricercatori hanno realizzato un prototipo capace di dar luogo a sporgenze di 1,5 millimetri, sufficienti per la percezione tattile. I ricercatori affermano che il loro prototipo è più pratico di soluzioni simili già sviluppate in passato grazie allo spessore contenuto dell'intero sistema.

Il tutto infatti risulta racchiuso in una struttura stratificata inferiore ai 5 millimetri di spessore, con peso contenuto (si parla di meno di 40 grammi) e solamente due cavi di alimentazione (oltre ovviamente all'elettronica di controllo).

Concettualmente, sottolineano i ricercatori, si tratta del contraltare "tattile" dei pixel di un display: "Proprio come accade con i pixel di uno schermo, che modulano la luce da una retroilluminazione comune, gli EEOP attigono da un serbatoio di fluido comune e modulano selettivamente la pressione dentro e fuori le cellule tattili".

Al momento il prototipo può realizzare una gamma limitata di forme, ma proseguendo nel parallelismo con i pixel sarebbe sufficiente realizzare una matrice di cellule tattili di dimensioni più piccole per "aumentare la risoluzione" e dar luogo ad una maggior varietà di forme, rendendo il sistema ancor più versatile e aprendo la possibilità di applicazioni particolari, come ad esempio la realizzazione di schermi "braille" dinamici.

di Andrea Bai

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