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Il Giorno del 21-01-2018

Immagine di un occhio con luce colorataLaser e computer accanto al bisturi. Nuove tecnologie e nuove cure per salvare la vista, ma la coperta è corta.

«Il Sistema sanitario nazionale non destina all'oculistica risorse sufficienti per restare al passo con il progresso tecnologico»: l'allarme viene lanciato da Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi) in occasione del congresso nazionale Soi.

«Prendiamo come esempio l'intervento di cataratta, l'operazione chirurgica più praticata nel mondo: in Italia - spiega Piovella - il rimborso per l'intero intervento è inferiore al costo dei soli cristallini artificiali di ultima generazione (multifocali). Inoltre è impossibile essere operati nel pubblico con le nuove tecnologie, come i laser a femtosecondi, che garantiscono estrema precisione e una drastica riduzione delle complicanze, ma sono più costose».

Ma quali sono le nuove tecnologie disponibili? E i farmaci new entry? Vediamoli.

Cataratta

Il laser a femtosecondi, secondo Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano, è uno strumento computerizzato che consente di operare, con precisione e sicurezza operativa maggiori rispetto al passato, chi è affetto da cataratta. Programmato sul paziente, evita l'utilizzo di lame e di altri strumenti taglienti per accedere al cristallino e incidere l'involucro della cataratta e parte del cristallino stesso. Col laser, il taglio corneale viene monitorato in modo millimetrico nella sua estensione e profondità. Anche il taglio dell'involucro anteriore (capsulotomia) e la frantumazione della cataratta, per la successiva aspirazione, sono millimetrici. Viene reso, così, più facile e sicuro un passaggio delicato soprattutto nelle cataratte molto dure, nelle quali la procedura di emulsificazione del cristallino con ultrasuoni è più difficoltosa e può presentare il rischio di lesioni delle strutture vicine.

Degenerazione maculare

La degenerazione maculare è una patologia che colpisce la macula, la regione centrale della retina. Si distinguono due forme di malattia, che possono dare come esito finale una grave ipovisione. La prima è la forma secca, in cui si manifesta un'atrofia progressiva della macula, dovuta a invecchiamento patologico. La seconda è la forma umida, caratterizzata dallo sviluppo di vasi neoformati che invadono la regione maculare. «Per la forma secca (l''80 % dei casi) - dice Michele Reibaldi, della Clinica Oculistica, Azienda Policlinico Vittorio Emanuele di Catania - ci sono alcune molecole in fase di sperimentazione, ma non esistono ancora farmaci approvati. Fortunatamente, invece, per la forma umida sono disponibili due molecole, ranibizumab e aflibercept (anti-VEGF), che agiscono bloccando a livello oculare l'iper-espressione del VEGF, il fattore di crescita dell'endotelio vascolare, e riescono così a impedire la crescita di neo-vasi nella parte centrale della retina, dove questi vasi non dovrebbero esistere». Una terapia tanto più efficace, quanto più la cura è precoce.

Lenti a contatto

Le nuove offerte del mercato sono numerose, ma «la prima raccomandazione per chi vuole portare lenti a contatto - spiega Pasquale Troiano, oftalmologo del Policlinico di Milano e consigliere SOI - è di sottoporsi a una visita oculistica di idoneità presso un medico oftalmologo, evitando di affidarsi a figure tecniche che non hanno le competenze adatte . La visita ha l'obiettivo di verificare la presenza di eventuali fattori di rischio e di capire se la lente a contatto può essere portata con tranquillità o se è il caso di adottare particolari accorgimenti, come, per esempio, ridurre il numero di ore di applicazione per chi ha problemi di natura allergica». L'occhio è un organo delicato e la prudenza non è mai sprecata.

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