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Il Messaggero del 10/02/2021

Oggi vive a Gallarate e fa il fisioterapista. «Alle Paralimpiadi la mia disciplina non c'é, ma io sogno di andarci lo stesso».

IL PERSONAGGIO. Vincere oltre 90 titoli tra competizioni italiani e internazionali, basterebbe per descrivere uno sportivo come una leggenda vivente. In questo caso la grandezza dell'atleta va di pari passo con quella dell'uomo: Daniele Cassioli nasce a Roma, quartiere Garbatella, nel giorno di ferragosto del 1986. Il secondogenito di Luigi e Brunella, viene al mondo affetto da una retinite pigmentosa, una malattia genetica che lo rende non vedente dal suo primo giorno di vita. Per motivi di lavoro la famiglia romana si trasferisce a Gallarate ma nonostante il suo handicap, quel bimbo nato nella giornata più calda dell'anno, manifesta subito una grande passione per lo sport: «Ho iniziato con il nuoto e poi il karate ma devo ringraziare i miei genitori che hanno sempre cercato di educare un bambino e non un figlio cieco. Avevano preso coscienza che anche non vedendo avrei potuto e dovuto correre e giocare come gli altri. Per questo non si sono mai arresi». La scintilla scocca a nove anni, quando Daniele scopre lo sci nautico: «Mi è piaciuto subito. Oltre a divertirmi mi sono reso conto che in acqua la mia disabilità scompare. Provo un grande senso di libertà e nel mare gli unici ostacoli che posso incontrare sono quelle a cui mi sottopone la natura e non una macchina parcheggiata sul marciapiede o una barriera architettonica di una città». Qualche anno fa la lanciatissima carriera dello sciatore nautico si ferma a causa di un brutto infortunio: «Non sopportavo l'idea di non poter andare alle paralimpiadi dove la mia disciplina non è presente. Decisi così di iniziare a sciare sulla neve. Durante un allenamento mi sono rotto una spalla ed è stata dura da accettare».

SCRITTORE. Oltre a sciare, Cassioli è anche un fisioterapista, ma in quei mesi di stop forzato si mette al computer e dalle sue mani prende vita un romanzo autobiografico Il Vento contro: «Per me è stata quasi una seduta di autoanalisi. Ho rielaborato la mia infanzia e ripercorso le tappe del mio percorso. Questo lavoro mi ha cambiato la carriera e non solo. È un testo che viene letto molto nelle scuole e così sono entrato in contatto con tante famiglie di bambini non vedenti. Questo mi ha portato ad avviare il progetto della Real Eyes Sport». Un'associazione sportiva dilettantistica senza fini di lucro che ha l'obiettivo di offrire nuove opportunità sportive a quei bimbi che si trovano nella sua stessa condizione: «Facciamo campi estivi e cerchiamo di aiutare le mamme e i papà che non sanno come comportarsi. In tanti ancora sottovalutano la potenza dello sport. Io sono un atleta professionista, ho vinto tanto, ma so cosa significa per un ragazzino non poter fare una corsa campestre con i propri compagni. Sono ancora uno di loro e non lo dimentico. Bisogna capire però che grazie all'attività sportiva, qualunque essa sia, si possono azzerare le distanze e abbattere qualsiasi barriera».

CALCIO A 5. In questo difficile periodo contrassegnato dalla pandemia «per quelli come me è ancora più dura dover mantenere la distanza senza poter usare il tatto», il campione ha trovato anche il tempo per giocare a calcio: «Sono tesserato con il Crema che ha una squadra di calcetto per non vedenti. Io volevo fare il calciatore e magari vestire la maglia della Roma che oggi tifo ancora con il primo giorno». L'atleta dell'Asd Waterski Recetto non rinuncia però alla sua grande ambizione: «Voglio disputare almeno un'edizione delle Paralimpiadi. Sono pronto a specializzarmi anche in altro pur di arrivarci. Ci devo riuscire e sono convinto che prima o poi avverrà». La forza di volontà, a questo supereroe che vola sull'acqua, non dovrebbe di certo mancare.

di Alessandro Cristofori

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